L’orizzonte assolutamente piano, la zona di espansione priva di ogni interesse se non quello meramente economico ed un programma molto semplice, cioè quello di costruire housing sociale, ha portato a definire un concept che lavorasse da un lato sull’architettura interna all’edificio, dall’altro sul privilegio del rapporto visuale con l’orizzonte rurale, piuttostoche sull’intorno immediatamente disponibile. Le scelte operate mirano a definire un edificio ibrido che permetta differenti stili di vita ai propri abitanti. L’edificio ricerca pertanto un’esperienza abitativa di condivisione innovativa di attività comuni: il programma residenziale di base si ibrida e si associa alla presenza di alcuni spazi destinati all’hobbistica, alla salute, all’orticoltura condivisa., uno spazio per aggiustare le biciclette e le attrezzature da giardino, una piccola palestra che potesse essere trasformata in sala per i giochi e le feste dei bambini. L’edificio risulta quindi un elemento minerale che si staglia sul piano orizzontale della pianura che fa della sua massa la caratteristica identitaria. Massa che deriva dal voler radicare l’edificio in una terra, quella della pianura bolognese, dove la solidità culturale sociale ed economica è alla base del vivere. L’immagine figurativa dell’edifico residenziale si “ibrida”, eliminando la ripetitività, attingendo a un lessico che rende la superficie verticale scalfita, spaccata e capace di conferire un peso ad ogni appartamento nel disegno complessivo dei prospetti. Questi si mostrano disponibili alla sottrazione di volume, oppure ad un lavoro compositivo basato sulla alterazione scalare delle aperture. Gli alloggi, di differente taglio, misurano eterogenee condizioni dell’abitare “surfando” tra gli spazi intermedi delle logge che sono delle vere e propri ambienti dove lo stare è sempre sospeso tra l’interno e l’esterno, rendendo l’abitare una stato di continua mutazione, in cui scoprire nuove opportunità e occasioni, durante la giornata e nel susseguirsi delle stagioni.